STORIA DEL CATASTO IMMOBILIARE

Cos'è il Catasto?

In linea generale, quando si parla di catasto, ci si suole riferire a un elenco dettagliato di oggetti simili tra loro, accompagnato da documenti descrittivi ed elenchi. Quello più noto è il catasto immobiliare o dei beni immobili, all’interno del quale vengono conservati documenti, mappe, atti di compravendita e locazione, visure e via dicendo. Ci sono anche altri tipi di catasto, meno celebri, come ad esempio quello relativo agli alberi di una certa zona. In questo articolo si parlerà della storia del catasto immobiliare.

Quando è nata l’esigenza di istituire un catasto?

Le prime documentazioni relative a un catasto risalgono a oltre 4000 anni fa, intorno al 2000 a.C., quando Shulgi, re di Ur, iniziò una vera e propria opera di catasto generale utilizzata per il calcolo del versamento delle tasse del regno sumero. Altri documenti storici hanno accertato che stime dei terreni erano già state effettuate ancor prima in Egitto, all’epoca dei faraoni.

In Italia la storia del catasto ha inizio con gli arabi che introducono in Sicilia, intorno al X secolo, un sistema rudimentale di classificazione riportato su particolari registri, detti defetari, che i Normanni avrebbero sviluppato nel Catalogus Baronum (Catalogo dei Baroni), una lista di tutti i vassalli e dei relativi possedimenti.

Nel Medioevo vengono introdotti i catasti comunali detti anche estimi, all’interno dei quali erano iscritti tutti i beni immobili e anche mobili di ogni cittadino. Con Napoleone il sistema, che fino ad allora era frammentato, arriva a un modello comune obbligatorio. Con l’unificazione del Regno d’Italia si arriva ad una grande rielaborazione dei catasti, poiché i sistemi in uso negli stati preunitari differivano fra loro per metodo ed evidenze: alcuni erano geometrici, altri descrittivi, qualcuno mancava di triangolazioni, di misurazioni, di scale e di diverse basi. Per tale motivo nel 1864 venne promulgata la “legge sul conguaglio provvisorio”, che tentò di equiparare l’imposta fondiaria nell’appena nato Regno d’Italia. I risultati furono pessimi, anche per via dell’imposizione riferita alle dimensioni delle superfici e non alla loro redditività.

Il 1886 segnò una tappa fondamentale della storia del catasto italiano. Fu emanata la legge 1º marzo 1886 n. 3682 sulla sperequazione fondiaria, detta legge Messedaglia, che ordinava l’istituzione di un catasto che doveva servire per l’applicazione delle imposte, con l’adozione del sistema di rappresentazione cartografica di Cassini e Soldner. La legge non riuscì a superare la differente gestione che in alcune zone del nord Italia aveva reso praticamente non avvicendabile il cosiddetto "catasto tavolare" o Teresiano, che è tuttora in uso nelle province di Trieste, Trento, Bolzano e Belluno. Questa legge si riprometteva, invero, di promuovere una nuova azione normativa, che potesse consentire la probatorietà. Ma il necessario requisito della rispondenza dello stato di fatto a quello di diritto, che nella pratica comportava procedure di proporzioni gigantesche nella riesecuzione delle terminazioni e, prima ancora, nella rielaborazione dei punti fiduciali, fu escluso dalla concreta impossibilità di realizzazione per difetto organizzativo degli enti eventualmente da preporvi, e il catasto resta perciò – assolutamente – non probatorio.

Il catasto dal Novecento a oggi

Nel 1901 nasce, nell’ambito del Ministero delle Finanze, la Direzione Generale del Catasto e dei Servizi Tecnici. Con la legge n. 321/1901 fu introdotto il "tipo di frazionamento". A partire dal 1938 (con il R.D. 8 dicembre 1938, n. 2153, regolamento per la conservazione del Catasto Terreni) furono via via introdotte modifiche che avrebbero condotto alla separazione effettiva fra il catasto terreni ed il nuovo catasto edilizio urbano. Il catasto fabbricati, istituito con la legge 11 settembre 1939, modificata dal D.L. 8 aprile 1948, n. 514, è entrato in vigenza con il regolamento attuativo di cui al D.P.R. n. 1142/49 – il Nuovo Catasto Edilizio Urbano (NCEU) e in conservazione il 1º gennaio 1962).

Occorrerà un trentennio per gettare le basi, a seguito di un lavoro preliminare di accertamento, per procedere alle successive operazioni di qualificazione, classificazione e formazione delle tariffe. Nel 1940 fu adottato il sistema di rappresentazione Gauss-Boaga, inizialmente per alcune registrazioni geodetiche locali, poi a fini cartografici generali. La legge 2 febbraio 1960, n. 68, ammette l’amministrazione del catasto tra gli organi cartografici dello Stato. Con la legge 1º ottobre 1969, n. 679, fu introdotto il “tipo mappale”. Oggi il “catasto” è gestito dall’Agenzia delle Entrate e dai comuni che hanno scelto di esercitare le funzioni catastali loro attribuite da apposite convenzioni.

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